L’uva da tavola può, a ben diritto, considerarsi un fiore all’occhiello del made in Italy.
Tra i Paesi esportatori, l’Italia si colloca al sesto posto a livello mondiale con spedizioni per circa 635 milioni di euro.
Preceduta, tra gli altri, dagli Usa e dal Perù, resta però il principale produttore europeo.
Sul fronte della qualità, attualmente l’offerta italiana è ancora incentrata su “varietà storiche” come Vittoria, Palieri, Italia e Red Globe.
Ma negli ultimi anni si è registrata una crescente tendenza verso le apirene.
Questo ha portato gli addetti al settore ad orientarsi in tal senso, anche se l’offerta ancora non è adeguata alla crescente domanda.
Ad esempio a Mazzarrone, altro polo produttivo dell’uva da tavola siciliana, già da qualche anno stanno aumentando progressivamente le superfici di seedless.
In termini di saldo della bilancia commerciale nazionale, le uve da tavola, principalmente pugliese e siciliana, con circa 600 milioni di euro, sono al secondo posto precedute soltanto dalle mele che nel 2019 vantano un attivo di 713 milioni di euro.
Si consideri, a tal riguardo, che a livello mondiale le importazioni di uve da tavola muovono circa 4,8 milioni di tonnellate di prodotto per un controvalore di 8.900 milioni di euro.
Gli USA sono il primo importatore con una quota del 18% in valore, seguiti da tre Paesi europei: Paesi Bassi (10%), Germania e Regno Unito (7%).
I maggiori destinatari fra i mercati di sbocco del prodotto italiano sono i Paesi dell’Unione europea, assorbendo in media il 90% delle esportazioni complessive.
Sul podio la Germania, con circa un terzo dell’export totale, seguita da Francia e Polonia.
Segnali incoraggianti per la produzione italiana arrivano dalle prime battute della campagna commerciale 2020.
Le esportazioni, infatti, sono aumentate del 35% rispetto al primo semestre 2019.
Mancano due mesi alla fine della campagna dell’uva da tavola siciliana