Materie plastiche, prezzi alle stelle ed aumenti fino al 40%.
Se il 2020 è stato un anno caratterizzato da grandi criticità per la sopravvivenza delle imprese, il 2021 si è già dimostrato carico di nuove tensioni e problematiche.
Dalle aziende che producono film termoplastici a quelle specializzate nel packaging, l’intero continente europeo (ma non solo) sta soffrendo la forte carenza di polimeri, con conseguenti e notevoli rialzi per le forniture.
La mancanza di materiale, che fa lievitare i prezzi e allunga i tempi di consegna, è il problema principale.
Ma come mai questa mancanza?
Nel mondo ormai ci sono solo pochi e grandi produttori di polimeri che governano il mercato.
Con la crisi pandemica alcuni impianti sono stati fermati o hanno diminuito la produzione.
La perturbazione artica, poi, che ha imperversato negli Stati Uniti ha provocato la chiusura del 90% della capacità produttiva nazionale di polipropilene (PP) e del 67% della produzione di etilene.
Oltre a determinare un’impennata dei prezzi dei prodotti chimici in tutti i mercati globali.
Dopo il Covid i Paesi Asiatici sono in ripresa e utilizzano molte materie plastiche che quindi non arrivano più in Europa.
I ritmi asiatici di crescita (+9% circa) farebbero pensare che la globalizzazione porti anche a questo: cioè se il PIL aumenta del 3% (come previsto in Italia) o del 9% (Asia), i costi delle materie prime però restano gli stessi per tutti.
E questo, per l’Europa e in particolare per l’Italia, è un grosso problema.
Un mix di condizioni, quindi, anche fra loro distanti, ma che si influenzano a vicenda.
In questo contesto, è ovvio che ci sia una sorta di “assalto” al poco materiale disponibile, con conseguente aumento alle stelle dei prezzi.